PAVIMENTO ANTISCIVOLO: norme, leggi e classi

Marcigaglia, costruzioni firmate

Quali sono i requisiti che deve avere un pavimento per essere considerato antiscivolo?

Quali sono i parametri tecnici e le relative certificazioni necessarie?

Innanzitutto è opportuno analizzare cosa dice la normativa italiana, anche se nell’approfondimento seguente, scopriremo che è impossibile definire quale sia il “metodo ufficiale” da utilizzare, in quanto la combinazione tra norma italiana e normativa tecnica europa (UNI), genera di fatto un sistema di interpretazione piuttosto confuso.
Nel nostro paese, sono solamente 2 i riferimenti di legge relativi alla materia:

Il primo contiene indicazioni generiche:
• Dlgs 81/2008 (Testo unico Sicurezza) – Allegato IV – REQUISITI DEI LUOGHI DI LAVOROpunto 1.3.2) I pavimenti dei locali devono essere fissi, stabili ed antisdrucciolevoli nonché esenti da protuberanze, cavità o piani inclinati pericolosi.

Il secondo invece fornisce l’unico standard tecnico ufficiale in Italia:
• Dm 236/1989 (Prescrizioni tecniche ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche) – Articolo 8.2.2. Pavimentazioni. 

Per pavimentazione antisdrucciolevole si intende una pavimentazione realizzata con materiali il cui coefficiente di attrito, misurato secondo il metodo della British Ceramic Research Association Ltd. (B.C.R.A.) Rep. CEC. 6-81, sia superiore ai seguenti valori: 

• 0,40 per elemento scivolante cuoio su pavimentazione asciutta;
• 0,40 per elemento scivolante gomma dura standard su pavimentazione bagnata

I valori di attrito predetto non devono essere modificati dall’apposizione di strati di finitura lucidanti o di protezione che, se previsti, devono essere applicati sui materiali stessi prima della prova. Le ipotesi di condizione della pavimentazione (asciutta o bagnata) debbono essere assunte in base alle condizioni normali del luogo ove sia posta in opera. 

Da questa prima analisi, parrebbe che l’unico metodo di legge riconosciuto in Italia fosse pertanto il BCRA. In realtà, nel seguente approfondimento, analizzeremo un totale di ben 6 metodi diversi, alcuni dei quali trova riscontro anche all’interno della normativa europea UNI.

Pavimento bagnato: ultime sentenze | Rizzellilex

Metodo 1

BCRA “Tortus Test”
(indicato nel Dm 236/1989)

Questa prova permette di misurare il coefficiente di attrito dinamico attraverso un pattino standardizzato (detto anche elemento scivolante) di cuoio o di gomma che viene fatto scivolare sulla pavimentazione da testare, tramite un piccolo veicolo (scivolosimetro) che viaggia a velocità costante. La macchina di prova per la rilevazione del coefficiente di attrito su superfici bagnate è il sistema Digital Sliptester Floor Slide Control FSC 2000,  sistema computerizzato. Il metodo B.C.R.A. (o tortus) è applicabile tanto in laboratorio quanto in situ.
Pertanto, questa prova è eseguibile:
– in occasione di collaudi di pavimentazioni interne ed esterne, prevalentemente per luoghi pubblici (scuole, ospedali, centri commerciali, stazioni, uffici, caserme, ambulatori, reparti lavorazione, ecc…),
– a supporto della produzione per l’identificazione delle finiture compatibili con gli specifici requisiti progettuali,
– su qualsiasi pavimentazione finita in opera.

Secondo il test B.C.R.A. i valori del Coefficiente di attrito dinamico (DCOF) sono così suddivisi:

• scivolosità pericolosa: valore minore di 0.2
• scivolosità eccessiva: valore maggiore/uguale a 0.2 e inferiore a 0.4
• attrito soddisfacente: valore maggiore/uguale a 0.4 e minore di 0.74
• attrito eccellente: valore maggiore di 0.74

Specificato quindi, che secondo la normativa Italiana, è previsto solo questa tipologia di test e classificazione, è opportuno elencare di seguito le altre tipologie di test e classificazione comunemente utilizzate.

Scivolosità dei pavimenti | Viasolferino Home | Expert Interior


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Metodo 2

DIN 51130
(resistenza allo scivolamento con calzature)


A livello commerciale, molto spesso la DIN 51130 tedesca è usata come riferimento tecnico per individuare i coefficienti di scivolosità indicandoli con la lettera “R” seguita da un numero, i valori vanno da R9 fino a R13 in funzione ad un ordine crescente di pericolo per superfici calpestabili a piedi calzati.
Questo test “STANDARD RAMP TEST” prevede un operatore posto su un piano rivestito di mattonelle da testare. Il piano inizialmente orizzontale viene via via inclinato fino al momento in cui l’operatore inizia a scivolare. L’angolo corrispondente all’inclinazione del piano al momento dello scivolamento determina la classificazione.
Gli esperti concordano che le persone utilizzate per le prove che sanno in partenza la tipologia di prova e di pericolo, modificheranno il loro modo di camminare in funzione della presenza di ghiaccio, acqua, ecc.; rendendo soggettiva e non obiettiva la prova. Le norme DIN 51097 e 51130 sono le due diverse versioni del medesimo test per determinare il così detto angolo di rischio nelle due diverse condizioni: una persona cammina avanti e indietro su una piattaforma rivestita del materiale da provare.

La DIN 51130, è comunque lo standard normalmente più utilizzato in Europa per valutare la caratteristiche antiscivolo di un pavimento in ogni tipo di ambiente (domestico, commerciale, pubblico, ecc.). Nasce però per la valutazione di queste caratteristiche in ambienti industriali.

Tale metodo è utilizzato come test di riferimento in diverse UNI (norma tecnica europea) 
• UNI EN 13845 Rivestimenti resilienti per pavimentazioni
• UNI EN 13451-1 Attrezzature per piscine

Nota. L’angolo indica quando una persona inizia a scivolare nell’ipotesi di pavimento inclinato)
• R9 : aderenza normale – da 3° a 10°
• R10 : aderenza media – da 10° a 19°
• R11 : aderenza elevata – da 19° a 27°
• R12 : forte aderenza – da 27° a 35°
• R13 : aderenza molto forte – più di 35° d’inclinazione

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Metodo 3

DIN 51097
la resistenza allo scivolamento a piedi nudi

La procedura è del tutto analoga alla DIN 51130 salvo che l’operatore è a piedi nudi e il liquido versato per insidiarlo è semplice acqua.

A : aderenza media – da 12° a 18°
B : aderenza elevata – da 18° a 24°
C : aderenza forte – più di 24° di inclinazione

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Metodo 4

UNE ENV 12633 : 2006
(prova del pendolo)

Metodo per la determinazione del valore di resistenza allo scivolamento/ slittamento in presenza e in assenza di levigatura
Data entrata in vigore : 27 settembre 2006,
Data ritiro : 23 ottobre 2014 RITIRATA CON SOSTITUZIONE 12633:2014

La presente norma sperimentale è la versione ufficiale in lingua inglese e italiana della norma europea sperimentale ENV 12633 (edizione gennaio 2003). La norma, sperimentale, descrive un metodo di laboratorio per determinare il valore di resistenza allo scivolamento/slittamento in assenza di levigatura (USRV) e in presenza di levigatura (PSRV) di elementi per pavimentazione tramite l’utilizzo di una levigatrice planare unitamente all’attrezzatura di prova a pendolo.Tale prova è anche citata nella normativa tecnica europea:
• UNI CEN/TS 16165:2016 – Determinazione della resistenza allo scivolamento delle superfici pedonali – Metodi di valutazione
• UNI EN 14231:2004 – Metodi di prova per pietre naturali – Determinazione della resistenza allo scivolamento tramite l’apparecchiatura di prova a pendolo

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Classe attribuibile alle pavimentazioni in funzione della loro collocazione_

Zone interne secche:

• superfici con pendenza inferiore al 6% -> Classe 1
• superfici con pendenza uguale o superiore al 6% -> Classe 2


Zone interne umide, come entrate di edifici, terrazze coperte, spogliatoi, bagni, servizi, cucine, etc.

• superfici con pendenza inferiore al 6% -> Classe 2
• superfici con pendenza uguale o superiore al 6% -> Classe 3
• zone esterne, piscine (2), docce -> Classe 3

Metodo 5

STATI UNITI (metodo ASTM C 1028)
PULLOMETRO

Standard usato negli USA (metodo ASTM) che prevede coefficienti di attrito specifici in funzione della condizione della pavimentazione (asciutta e/o umida).Questa norma è stata ritirata senza sostituzione nel febbraio del 2014. Nonostante sia stata ritirata, capita talora che essa sia richiesta per verificare a distanza di anni la scivolosità di pavimentazioni testate con questo metodo prima del 2014. Si utilizza un pull-meter (strumento per la misurazione del coefficiente d’attrito statico delle superfici, vedi Fig. 5), costituito da un dinamometro collegato ad una base di Neolite (Neolite heel assemblies, con caratteristiche come da norma) su cui poggia un peso.La prova si esegue sia in condizioni asciutte sia bagnate e può essere effettuata sia in laboratorio sia in situ.

Metodo 6

STATI UNITI (metodo ANSI A137.1 )
SCIVOLOMETRO

Questo metodo di prova utilizza uno scivolosimetro BOT 3000 (simile a quello utilizzato per il metodo B.C.R.A. – tortus) per la valutazione del coefficiente di attrito dinamico (DCOF) in condizioni asciutte e bagnate. La norma pone un valore di sicurezza pari a (minimo) 0,42 in ambienti interni ed in condizioni bagnate, pur specificando che questo valore di soglia può non essere sufficiente per alcuni progetti. Infatti, il valore minimo richiesto di DCOF potrebbe variare in funzione delle condizioni progettuali, quali ad esempio il traffico, i possibili contaminanti (es: acqua, olii, ecc…), la pulizia e la manutenzione delle superfici, il consumo del materiale legato al traffico, le altre prestazioni del materiale e altro ancora. Se la finitura superficiale di un materiale fornisse un risultato DCOF < 0,42 in condizioni bagnate, la norma suggerisce di utilizzare questo materiale solo se si avrà cura di mantenere la pavimentazione finale il più possibile asciutta e pulita. La norma specifica che il DCOF può essere stabilito anche in condizione di asciutto, se richiesto. In alternativa, la norma ammette la possibilità di utilizzare il coefficiente d’attrito statico (SCOF) in condizioni d’asciutto ricavato con il metodo di prova ASTM C1028, sottolineando tuttavia che i coefficienti d’attrito ottenuti con i due diversi metodi di prova non sono necessariamente tra di loro correlabili.
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Dove usare i pavimenti antiscivolo

Vi sono ambienti residenziali nei quali è opportuno, prevedere l’impiego di superfici antiscivolo. 

In particolare:

• Bagno e la Cucina

• Pavimenti con pendenza

• Pavimentazioni esterne e i bordi piscina.

In questi casi, le proprietà antiscivolo richieste generalmente consigliate sono minimo R10 (rif DIN 51130).

Attenzione: affinché la pavimentazione conservi intatte le proprie caratteristiche antiscivolo, è fondamentale che la superficie sia sempre bene pulite: il deposito di patine di agenti esterni ne peggiora le caratteristiche.

Cause ed ambienti principali in cui si possono verificare incidenti da scivolamento

• scivolamento in entrata/uscita dalla cabina doccia/vasca da bagno; 

• scivolamento e caduta nel ristorante dell’albergo/villaggio o nel negozio di souvenir e/o del super mercato interni; 

• durante l’attraversamento di aree interne ad intenso passaggio rese scivolose per presenza di liquidi (reception, corridoi, servizi igienici, ecc.);

• durante l’utilizzo di ambienti specifici a forte umidità (centri benessere, saune, palestre, ecc.); 

• locali cucina (presenza di unto, grasso, liquidi); 

• scale prive di corrimano e/o prive di dispositivi antiscivolo; 

• pavimentazione scivolosa e/o sconnessa delle camere; 

• zone di calpestio lungo i bordi della vasca delle piscine e/o per la presenza di scale/scalette con scarsa capacità di drenaggio dell’acqua; 

• scivolamento a causa di condizioni di ghiaccio o scarsa manutenzione;

• scivolamento e caduta nei box interni per presenza di liquidi a terra (olio minerale, grasso, liquidi antigelo, acqua, fango, ecc.).

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